10/12/2020
Il 2020, senza ormai sorprese, sappiamo essere stato un anno, almeno nell’elicicoltura e suoi prodotti derivati, di mercato strapazzato.
Non bastava la crisi che ha inevitabilmente messo in ginocchio i consumi soliti di sagre, feste paesane, trattorie e ristoranti, che da sempre consumano il prodotto, ma ecco anche la guerra dei prezzi al ribasso. Questa pratica, assai inutile e insignificante, quanto anche molto deleteria, come l’avvento si è ripresentata anche quest’anno, in forma e verve ancor più intensa, aggiungendo tattiche commerciali sempre più affinate.
Il traffico di offerte che si consumano tra forum sparsi su social ecc, con quotazioni bassissime al dettaglio, sembrano siano essere una moda nel raccattare clienti che, spesso ignari dell’origine di ciò che stanno acquistando, finanziano a loro insaputa soggetti che millantano produzioni nella propria azienda ma che invece, nella stragrande maggioranza dei casi, importano o producono senza un minimo di alimentazione verde e bilancio aziendale.
Tutto ciò assolutamente non è una novità. Sulla rivista Helix - Elicicoltura Oggi, ne parliamo praticamente su tutti i numeri, definendo tali pratiche di vendita come operazioni forsennate e assolutamente infruttuose. L’inflazione inoltre, che spesso è parte di economie più deboli di altri stati, aiuta nell’esportazione di prodotti, tra le altre cose, di scarsa qualità.
In un mercato che invece deve essere tutelato e garantito, accade anche questo; per cui alla domanda sul “perchè accade ciò?” bisogna, come sempre, fare un pò di chiarezza:
- I prezzi che impazzano in giro non appartengono nemmeno lontanamente a 1Kg di prodotto di vero allevamento con pascolo vegetale.
Tanti sono gli avventori in questo settore, gente che dall’oggi al domani si è “dedita” all’allevamento di lumache, definendosi in tempi record “Maestri ed Esperti”
Spesso questo dedizione parte nella più totale incoscienza, senza la giusta minima competenza e approcciandosi, a loro volta, al marasma del web, che passa dai canali social, ai siti che offrono il “kit starter” e centinaia di piccole, medie e grandi proposte che invogliano l’ignaro visitatore a tuffarsi a capofitto in un’avventura dove l’unico affare lo fa chi vende questi kit.
Ovviamente tutte queste offerte vengono studiate con calcoli al limite del discutibile, nelle quali le prospettive di produzioni straordinarie porteranno, inevitabilmente, a margini di guadagni inimmaginabili anche in minuti e angusti spazi di terreno, ma non solo (perchè si propongono anche soluzioni micro indoor ecc)
- Chi quindi entra in contatto con questi personaggi finirà, come quasi sempre, col non avere alcuna produzione alla fine e, laddove questa dovesse arrivare (con l’aiuto massivo di mangimi, sfarinati ecc - ammazzando qualità e ogni possibile attivo di bilancio), a quel punto manca la filiera in grado di assorbirla, con un prezzo adeguato per il ritiro.
Per cui messi così, non sapendo a chi vendere e avendo a terra un prodotto scarso che è destinato a calo peso (nella migliore delle ipotesi), iniziano a promuovere fantomatici quintali senza un prezzo adeguato, ma buttato lì, basso, senza un minimo calcolo dei costi sostenuti.
- Altra moda, trend che trova i suoi sostenitori nei forum di social ecc, riguarda la vendita di piccoli di helix da mettere in cassette o anche spazi, con crescita concentrata sempre a mezzo di mangimi o altro.
Ovviamente anche lì le previsioni di grandi guadagni a splendidi margini sono incredibili. L’argomento, anche in questo caso, lo abbiamo trattato sui numeri 5 e 6 della rivista Helix-Elicicoltura Oggi.
In sintesi a noi poco interessa sostenere un metodo piuttosto di altri. Ma in agricoltura, più che in altri ambiti, è indispensabile il calcolo utile di ciò che si vuole produrre, in quanto tempo e con quali costi.
Nessuna promessa può garantire che una produzione massiva, fatta di mulluschi che si nutrono prettamente di alimentazione non vegetale potrà dare risultati accettabili, con un ritorno economico adeguato. Non ha senso, in questo caso, nè parlare di prodotto naturale, perchè trattasi di una lumaca cresciuta solo con trasformati e non vegetali, nè di guadagno vero all’atto di una vendita, perchè il tasso di conversione in carne di una lumaca cresciuta NON con alimentazioni prevalentemente vegetali, sarà talmente scarso da abbattere ogni tipo di potenziale guadagno.
Il 2020 è stato comunque un anno di abbondanti pulizie, dove molto del traffico insulso di tali proposte è venuto a scomparire. Questo perchè tenere in piedi tante bugie, spacciare un prodotto scarso per eccellente e svenderlo, al primo accenno di crisi porta a problemi prima e chiusura dell’attività dopo.
Gli allevatori veri, quelli che hanno tessuto la tela della qualità, del prodotto che cresce lentamente, ma con sostanza, fibra e sapore…quelli non hanno avuto problemi anzi, in questo 2020 si sono visti apprezzati ulteriormente.
Lo ribadiamo: bisogna comprendere sempre più che la tecnologia, i forum e il Web che sottomano ci offrono tante apparenti immediate soluzioni, spesso vengono usati impropriamente come pericolosa risorsa e mezzo per colpire su larga scala, nel mucchio.
Queste operazioni si possono fare sempre e solo con prodotti che non possono competere in una nicchia di mercato, come le nostre chiocciole. La qualità vera resta un prodotto sempre ambito, complicato nella sua realizzazione, raro e quindi dal prezzo sempre distaccato, e anche di parecchio, da ciò che altri vendono ovunque.
È ovvio e sappiamo benissimo che proporre soluzioni di produzioni più semplici, rispetto ad altre, attrae di più rispetto a chi invita a stare con i piedi per terra e che occorre il giusto tempo per ogni cosa.
Sappiamo anche che il Web resta la risorsa preferita di tutti, compresi i social e forum. E’ vero che in un canale virtuale, fruibile da casa propria, si può godere sempre di un confronto, accendere un dibattito o comunque dir la propria e leggere quella di altri…Ma se si parla di tecnologia, computer, smartphone, macchine, ricette culinarie, va anche bene; andiamo a confrontarci su un qualcosa che universalmente ha una base precisa e standard, ideata e costruita da altri, sulla quale possiamo accendere ogni sorta di confronto, nonché aprire proposte, mettendoci del nostro e offrendo democraticamente un’esperienza.
Ma nel mondo “elicicolo”, nel quale aprire un’attività che la riguardi equivale ad essere imprenditori, fautori di stessi e di ciò che si vuole portare avanti, quasi diventa un’offesa alla propria intelligenza affidarsi a chi, ad alta voce, ci spinge a seguire una via (che come già detto, non ha spesso basi, ancor meno le fondamenta).
Come si pensa di volersi cimentare in un qualcosa in proprio, dove padroni sono la nostra coscienza, l’istinto e l’intraprendenza, se poi al primo ciarlatano cadiamo prendendo per buono tutto ciò che ci dice?
Evitiamo, magari, di star dietro così spasmodicamente a questo mondo fatto di esasperata e urlata comunicazione spicciola e cerchiamo anche di accostare con senso pratico e analitico la realtà, dove la storia, quella vera di un’azienda, può ancora rappresentare la veridicità di qualcosa.
Giovanni Romano
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